martedì 6 settembre 2011

Via ferrata Brigata Tridentina

Ho fatto il passo Gardena infinite volte e ogni volta ho guardato il ponte in alto, sperso nelle cime del Gruppo del Sella, dicevo "io lì ci andrò un giorno o l'altro". Così è stato, oggi ho finalmente estinto il buono ricevuto per il compleanno. Avevo la possibilità di scegliere tra varie vie ferrate accompagnata da una guida e secondo voi cosa ho scelto di fare se non la Tridentina (quella del ponte, una delle vie ferrate più conosciute nell'arco Dolomitico).
Ieri ha piovuto tutto il giorno, in serata il cielo sembrava aprirsi ma di notte ha ripreso la pioggia e io ho sperato che mi chiamassero per spostare la gita visto che le rocce sarebbero state scivolose ma niente, alle 8 ero pronta per partire con i miei compagni di scalata (la guida [donna], un'australiano esportato a Bangkok e due tedeschi di Amburgo e Monaco) Ero un po' agitata, per me era la prima via ferrata in assoluto e come se non bastasse ogni tanto soffro l'altitudine o meglio il vuoto sotto di me. Avevo poi un immagine riccorrente che mi occupava la mente: io appesa come un salame alla parete. Solitamente sono brava e così anche questa volta mi sono autoconvinta che sarebbe andato tutto bene.
Alle 9 l'attacco (il primo pezzo), è breve e bagnatissimo e solo dopo pochi metri mi stavo già chiedendo quanto mancasse alla fine. Non l'ho detto ad alta voce o mi avrebbero scaricato immediatamente. Dopo i primi 15 minuti di scalata più o meno "finalmente" il piano e  15 minuti di camminata con un panorama misteriosamente bello dovuto alla nebbia.


Quando poi alzando gli occhi alla torre Exner ho visto quello che sarebbe stato il percorso capito che sarebbe stata lunga. La guida parla di due ore ma alla fine erano quasi 3! Nonostante qualche gocciolina di pioggia partiamo belli che tranquilli tutti legati tra di noi. Non ho potuto non chiedere alla guida cosa può accadere se uno di noi scivola o cade, ma mi ha assicurato che a noi non sarebbe successo nulla ma inevitabilmente ho pensato a quattro salami appesi alla parete. (che ottimista che sono!)
La salita procede abbastanza tranquilla, le rocce qui sono asciutte tranne in qualche punto, è faticoso in quanto non sono permesse soste "riposanti" e in alcuni punti non sapevo dove capperi infilare i piedi e mani per appoggiarmi. La guida mi aveva anticipato che ci sarebbe stata una parte difficile e più o meno a metà e a un certo punto dove ero già un po' stanca e in crisi ho chiesto se fosse quello il pezzo, mi ha detto "no, è più avanti". Ho incominciato a preoccuparmi, tra l'elmetto e la concentrazione m'è venuto il mal di testa, avrei voluto recuperare la forze ma c'era coda e la sosta è meglio evitarla. Le gambe erano sempre più pesanti da alzare e infilare nel posto giusto senza rischiare di scivolare o cadere, sotto di me il vuoto più totale e come se non bastasse nel giro di poco ho anche preso diverse botte nelle ginocchia già delicate per conto loro. "Sono una roccia" mi sono detta, resisto e vado a avanti guardando sempre meno in basso visto che il vuoto sotto è sempre più impressionante e l'australiano dietro di me trema come una foglia. Gli "scalini" fortunatamente sono facili da affrontare e quando poi girando intravedo quel ponte farei quasi dei salti di gioia, la fine è vicinissima.

La guida sul ponte

In lontananza il ponte

Il ponte è impressionante anche se la nebbiolina non lascia intravedere l'abisso sotto i piedi. (Scopro sulla targa descrittiva che proprio oggi la ferrata Tridentina compie i suoi primi 44 anni di vita! Yeah!) Passato il ponte, gli ultimi metri legati poi finalmente l'indipendenza, la libertà e soprattutto il pranzo! Avevo un buco enorme nello stomaco riempito con due biei canederli con goulash al rifugio Pisciadù (Rif. Cavazza)... che bontà!


Panorama prima della discesa

Non è finita, è l'ora della discesa per il sentiero (già fatta l'anno scorso) senza imbragatura ne sicurezze. Il primo pezzo è traumatico, se inciampi ti raccolgono col cucchiaio ma sono stata attenta e dopo quasi due ore sono arrivata al parcheggio dove avevamo lasciato la macchina felice come non mai per avercela fatta! Tutto sommato è stato bello anche se per me un po' impegnativo, diciamo che preferisco le camminate semplici. Non so se rifarei una via ferrata, per il momento no, ma mai dire mai!

Le Cir

Vista verso il versante badiotto del passo Gardena

Conseguenze negative: piedi, caviglie e gambe doloranti. Entrambe le ginocchia maculate di lividi, un altro bel livido sullo stinco destro e due bolle sulla mano destra. Attendo per i prossimi giorni i dolori muscolari... e ho la strana sensazione che non siano pochi.

Conseguenze positive:  In poche ore ho parlato 4 lingue differenti. Ho scoperto che secondo gli stranieri l'Italia non è un paese caro (è la prima volta che lo sento) e che anche loro non sopportano più il nostro caro Mr.B.

Mi sono un po' allargata con il racconto ma l'ho fatto anche per me... se mai mi venisse in mente di fare un'altra via ferrata potrò rileggere tutto e ricordarmi bene com'è andata al primo colpo e magari ripensarci.

Per motivi di sicurezza Canny non ha vissuto quest'esperienza con me ma è stata sostituita dalla macchina fotografica della mamma che però ho comunque usato pochissimo visto che ho preferito tenermi ben salda alle rocce. Nei prossimi giorni dovrebbero arrivarmi le foto scattate dalla guida e dall'australiano "on the rocks"... insomma se ne vale la pena alcune le vedrete anche più avanti.

7 commenti:

  1. Eli sei mitica.. io ho avuto paura solo a sentire il tuo racconto.. ma mi hai fatto ridere quando ti descrivevi "appesa come un salame come un salame" !!!
    Grandissima !! Complimenti!!!

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  2. Mi stavo proprio chiedendo come avessi fatto con Canny.... :-D

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  3. l'unico modo per farmi salire sul ponte della foto sarebbe stato farmi inseguire da un orso inferocito!!!

    complimenti per il coraggio!!!

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  4. se mai e poi mai mi fosse venuto in mente di fare una ferrata nella mia vita ora sono certa che non la farà MAI!

    a parte gli scherzi... io ho davvero una paura tremenda del vuoto, pensa che in un lago (mi pare nella val senales, ma la mia memoria vacilla) mi ci è voluto un quarto d'ora di orologio per decidere a passare un ponticello che attraversava un lembo di acqua!

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  5. heiiii!! ^^ io invece adoro le vie ferrate! sono i giri che preferisco di tutta la stagione! in genere nel mese di agosto riusciamo a farne 4-5 al massimo, e proprio quest'anno abbiamo aggiunto la tridentina al nostro repertorio!
    dalle tue parole ho rivissuto praticamente ogni passo, mi hai fatta emozionare!
    sono contenta che ti sia piaciuta, certo come prima ferrata non è semplice da affrontare, soprattutto per la pressione psicologica della lunghezza! i miei complimenti!

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  6. Cosa farei senza i vostri commenti?! Vi leggo e sorrido! Grazie...

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  7. ...lo scorso anno scrutammo il ponte dal rifugio, ed ero sicuro che il "tarlo" sarebbe entrato nelle tue imprese!! Complimenti perchè la Tridentina è classifica tra le più difficili per la verticalità e la lunghezza. Nel mio repertorio è entrata due volte...ma non c'è due senza tre!! Alla Grande!!

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