giovedì 24 settembre 2009

Quando vita e lavoro sono una cosa sola

Il titolo dice già molto, non so come poterla definire, ma in certi giorni la vedo come una grande fortuna. Chi mi conosce meglio sa che vivo in un posto molto particolare, in un albergo (qui la storia sarebbe lunga da raccontare). Molti penseranno che deve essere una favola, ma vi posso garantire che così non è, non sempre. Vivendo in una località turistica non si lavora tutto l'anno, ma si va a stagioni in base a ciò che il posto ha da offrire. Qui vista l'altitudine e l'ottima posizione si vive dell'inverno grazie agli amanti della neve, certo c'è anche l'estate che però solitamente è un passatempo visto che come stagione dura meno di 3 mesi. Perché vi sto raccontando tutto questo? Come detto io e la mia famiglia viviamo in questo albergo e siccome non siamo dei robot abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano, è quindi necessario assumere dipendenti che diventano colleghi e spesso anche membri della famiglia. Si vive a strettissimo contatto, condividendo tutto anche perché in fondo non è un albergo enorme. Questo vivere a stretto contatto può far bene, per comprendere e imparare, ma a volte quando due caratteri sono incompatibili c'è poco da fare. Dopo mesi di stretto contatto anche la sopportazione viene messa alla prova, io ne sono tristemente testimone, non sempre gli obbiettivi sono gli stessi. Sono storie che capitano e che si vedono spesso anche in TV con i reality. Quest'estate ho visto scene da film tanto che mia sorella ha trasformato la vita d'albergo in un "reality" soprannominando ogni membro della famiglia e dipendente col nome di un puffo. Io ero puffo burlone, ma c'erano anche golosone, puffetta, forzuto, quattrocchi, grande puffo e altri. Man mano che la stagione finiva e man mano che i dipendenti tornavano a casa essi venivano "eliminati" dallo show. Come ogni stagione ci sono state grasse risate, delusioni e molti motivi per cui essere orgogliosi perché se al pubblico esce un immagine positiva dell'insieme che riusciamo ad offrire è anche per il rapporto che riusciamo a instaurare fra di noi. Un esempio è il cenone di Ferragosto, il top della stagione. Duro lavoro 24 ore su 24 perché vivendo in albergo, di privato c'è ben poco, non esistono colazioni in pigiama, cene consumate con calma, film visti dall'inizio sul divano, ecc.
Come quasi sempre, si arriva alla fine della stagione esausti, con la voglia di riposare, di rigenerare le energie e allo stesso tempo tristi di non vedere tutta quella gente che in fondo non gira per l'albergo ma per casa. Una canzone degli 883 diceva "Questa casa non è un albergo", questa casa lo è e beh, ne sono felice.

3 commenti:

  1. ciao cara amica hai proprio ragione a dire che la tua casa e un albergo,infatti qunado sono venuto da voi mi sono sentito in una casa molto accogliente poi hai ragione a dire che si fanno in una casa normale, ma nel vostro piccolo fate sentire le persone che vengono da voi come a casa loro, mi torna in mente il ferragosto che sono passato a trovarvi mentre organizzavate l'albergo per la cena di ferragosto, e vedere come vi davate da fare mi ha fatto capire che ci tenete tanto, e la cosa puo' farmi che piacere e non smettero' mai di dirlo che il posto dove sta il vostro albergo e bellissimo che io possa aver visto , in tutti i miei viaggi in giro per l'italia, ma sopratutto con voi mi sono sentito in famiglia ti saluto e ti auguro una buona serata ha!dimenticavo salutami qui posti bellissimi dove vivi CIAO ELI!!!

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  2. Sinceramente non ho mai provato a lavorare con dei famigliari, quindi non so bene come sia stare a stretto contatto 24 ore su 24.

    Però se pensi che quest'anno festeggio 11 anni che lavoro per la stessa azienda, che è pressapoco a conduzione famigliare, direi che le soddisfazioni - e le rogne - sono pressocchè simili :)

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  3. Complimenti Katiu! 11 anni non sono pochi, direi che puoi comprendermi!! ;)

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